LUCINDA WILLIAMS
Good Souls Better Angels Highway
(Highway 20 Records/Thirty Tigers)
9.5/10 08.06.2020 | Alberto Albertini
E' una Lucinda Williams profondamente turbata rispetto al passato quella che ascoltiamo nel suo ultimo album Good Souls Better Angels. L'intensità profonda e sensuale che rendeva quasi metafisiche le tematiche raccontate nei suoi testi (toccando spesso ferite amorose e desideri intimi) ora lascia spazio a canzoni di protesta contro abusi sociali, economici e politici. L'album è dominato da rabbia e frustrazione, fattori che si percepiscono in modo molto convincente grazie all'attenta produzione di Ray Kennedy. Utilizzando amplificatori e chitarre vintage anni '50/'60, Kennedy riesce a riprodurre un suono scarno, grezzo ma di grande impatto, in perfetta simbiosi con la rabbia trasmessa dall'avvincente voce di Lucinda (intervallata dai taglienti assoli distorti della chitarra di Stuart Mathis).
Il disco rispecchia le difficili situazioni sociali contemporanee con le
quali dobbiamo convivere (e sopportare) ogni giorno. I brani sono
diretti e rappresentano le visioni più pessimistiche della cantante
proveniente dalla Louisiana. L'esplicito testo di Wakin' Up, con
riferimento alle continue violenze domestiche, rende subito l'idea della
forte scrittura adirata rappresentativa dell'album. Il blues cadenzato
di Bad News Blues è invece una forte denuncia contro le sempre
maggiori fake news divulgate senza scrupolo dai media. L'odio viscerale
che pervade Man Without A Soul (accusando principalmente il
presidente degli Stati Uniti) si estende anche a tutti quei politici
che, approfittando della loro notorietà, dividono le persone alimentando
disprezzo e invidia. Il coraggioso testo del brano è pieno di
personalità: si abbina magistralmente, con forza e intensità, alle irate
atmosfere create dal vorticoso feedback di chitarra sfumato nel finale.
E' proprio l'attitudine punk trasmessa dalla sei corde di Mathis a
giocare un ruolo fondamentale su tutto l'album: essa sprigiona un suono
virulento e impetuoso come nelle oscure Bone Of Contention e Down Past The Bottom o più ritmato e incalzante come si avverte in You Can't Rule Me e in Big Rotator.
L'intensa e roca espressività vocale della cantante statunitense si sprigiona nell'angosciosa (ma straordinaria) Big Black Train:
durante l'ascolto sembra di essere davvero travolti dalla “nuvola nera”
del grande treno, che conduce (una volta saliti a bordo) a una paralisi
depressiva senza via d'uscita. Anche se delusione, rancore e
insoddisfazione compongono la matrice di questo album, le delicate e
commoventi Shadows & Doubts e Good Souls fanno
presagire che il fitto buio intorno a noi, pieno di ombre e dubbi, può
diradarsi per lasciare entrare lievemente una speranza in grado, col
tempo, di far svanire la paura. Lucinda Williams all’età di 67 anni non
ha proprio voglia di nascondere la sua furia emotiva: spingendo la
musica verso un'aggressività mai avuta prima, la sua inimitabile voce si
fa più tagliente e ci scuote in modo avvincente. Piena dell'umiltà di
una formidabile songwriter matura, conosce i propri limiti e sa
perfettamente che questo album non potrà cambiare le amare ingiustizie
di cui parla. Allo stesso tempo le affronta, mostrando senza timore il
suo profondo stato d'animo attuale.
Se il vero significato della musica è la partecipazione e la condivisione di emozioni e pensieri, quelli trasmessi in Good Souls Better Angels sono tra i più coraggiosi e lodevoli che vorremmo sentire da un artista.
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