MICHAEL McDERMOTT
What In The World...
(Pauper Sky Records)
8/10 23.07.2020 | Alberto Albertini




C'è una costante risolutezza nella musica di Michael McDermott che rende la sua recente fatica discografica What In The World...uno dei suoi lavori migliori. La si percepisce nella trascinante voce e nei testi decisi, autorevoli, ma allo stesso tempo vulnerabili: mette a nudo le sue più intime insicurezze e paure, raccontate in ballate romantiche di grande forza espressiva. Gli argomenti trattati sono molteplici: si passa dal tema delle disuguaglianze sociali affrontato nella politica e aggressiva prima traccia What In The World, per poi spostarsi sul tema delicato del razzismo in una struggente Die With Me, fino alla dipendenza da alcol e droghe di No Matter What.


Tutte le canzoni sono costruite attorno alla voce di Michael: la
sua forte espressività è perfetta per raccontare storie difficili, di
sofferenza, rabbia, ma anche di redenzione. Ad accompagnarla alcuni
strumenti come il violino che addolcisce la dichiarazione d'amore di Until I Found You, il sax ritmato della dirompente Mother Emanuel, gli accordi iniziali di una chitarra in pieno stile heartland rock alla Tom Petty di The Things You Want. La sublime e coinvolgente ballata malinconica di Veils Of Veronica e la profonda e springsteeniana Positively Central Park rappresentano alla perfezione tutta la visione musicale del cantautorato di McDermott.
New York, Texas e Blue Eyed Barmaid sono altre due canzoni
di grande spessore. Specialmente quest'ultima, estremamente emotiva,
descrive un'atipica scena nella quale è la barista che racconta al
cliente (contrariamente a quel che comunemente succede…) i suoi problemi
personali, condividendo senza timore le sue toccanti esperienze di
vita.
What in the World... è un disco che scorre liscio, che si ascolta
tutto d'un fiato, perché si è di fronte a racconti veri, genuini e
trasparenti, dove si convive con la difficile percezione di aver
sbagliato, di essere caduti in basso. Riesce a far capire che il
percorso verso la risalita va affrontato senza vergogna, senza il timore
di esprimere la propria più fragile interiorità.
Questo concetto racchiude il vero significato del disco, motivando
Michael McDermott a tornare a scrivere grande musica. Un raro portavoce
di un autentico cantautorato rock, un genere che più passano gli anni e
più sembra essere (purtroppo) in via di estinzione.
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