Quale sia l'offerta musicale proposta da Prohibition lo si capisce immediatamente, sin dal brano d'apertura Ball & Chain. Sul suono di tamburi percossi da Ted McKenna (già con Michael Schenker e presente in Photo-Finish, Top Priority e Stage Struck di Rory Gallagher), arrivano dal titolare del CD sciabolate chitarristiche in grado di ribaltare anche l'ascoltatore più massiccio.
Nativo del Galles, Ashton frequenta da anni il panorama musicale australiano (soprattutto Adelaide, Sydney e Melbourne) e ha militato in numerose formazioni (Swanee, The Stevie Wright Band, Dirty Tricks) in cui il rock blues ha sempre dominato incontrastato. Quel rock blues che pervade interamente anche Prohibition, talvolta tracimando in episodi di rock duretto assai. Come ben dimostrano roventi tracce quali Back To You (in odore, addirittura, di AC/DC) e la pirotecnica Guitar Town (una delle più eccitanti e coinvolgenti tracce dell'intera raccolta).
Tutti i dodici brani di Prohibition sono composti dal titolare, tranne Secret Agent, a firma di Rory Gallagher (originariamente su Calling Card, del 1976) e qui riproposto in una versione a dir poco dinamitarda.
Oltre al già citato batterista McKenna, completano l'organico il bassista Chris Glen (collaboratore di John Martyn) e il tastierista Don Airey (già con Deep Purple, Black Sabbath, Whitesnake, Gary Moore, Ozzy Osbourne).
Anche in occasione di brani più "rilassati", Ashton dimostra un'abilità compositiva e chitarristica ragguardevole, priva di inutili fronzoli e alchimie inquinanti. Ne sono valida testimonianza una ballatona come The Road Is My Religion (lineare quanto incisiva), la tenera Castaway (in grado di dipingere il lato più pop e innocuo) e il lungo strumentale (quasi 8 minuti) Rest In Paradise (For Stevie) posto in chiusura di raccolta, dedicato a Ray Vaughan e impreziosito di egregi lavori chitarristici.