MATT BERNINGER

Serpentine Prison
(Concord/Caroline Records)

8/10 25.10.2020   |   Alberto Albertini
MATT BERNINGERMATT BERNINGER
Photo credit: photo by Andy Witchger
MATT BERNINGERMATT BERNINGER
Photo credit: photo by Andy Witchger
E così anche per Matt Berninger arriva il fatidico momento del “primo album da solista”, dove l'artista deve saper dimostrare di essere completo anche senza il supporto del gruppo di appartenenza.
La sua iconica figura ormai ventennale di poeta maledetto dell'indie rock con la formazione The National (oltre alla piccola parentesi con EL VY) ha procurato al musicista di Cincinnati (Ohio, Stati Uniti) la giusta considerazione per provare ad avventurarsi artisticamente verso nuove esperienze. Di certo le sue qualità artistiche sono conosciute, la sua grande capacità di comporre liriche molto suggestive dettate dalla sua coinvolgente voce baritonale (a volte quasi sussurrata e fiabesca) rende le sue esibizioni sempre molto personali, questa volta però ulteriormente arricchite dalla giusta scelta di farsi produrre da un veterano del soul statunitense come Booker T. Jones. Quest’ultimo (esperto produttore e musicista) crea un'ottima collaborazione con Berninger incidendo un disco che come attitudine potrebbe stare a metà tra il “classico” lavoro di Willie Nelson (quello intitolato Stardust, da sempre uno degli album preferiti di Berninger, tra l'altro anche questo prodotto da Booker T.) e il prezioso album intimista di Nick Cave & The Bad Seeds The Boatman's Call. Ascoltando questi dischi si percepisce inizialmente un forte senso di malinconia che con il passare del tempo si affievolisce dolcemente, per poi tramutarsi in un canto dolce e ponderato, capace di farti sognare ad occhi aperti. Berninger riesce, molto amabilmente, nel difficile tentativo di assorbire e trasmettere in modo personale queste medesime sensazioni all'interno del suo debutto artistico Serpentine Prison.

MATT BERNINGER
Photo credit: copertina dell'album Serpentine Prison di Matt Berninger
MATT BERNINGER
Photo credit: copertina dell'album Serpentine Prison di Matt Berninger
Dietro la pacata amarezza di composizioni come All For Nothing, Distant Axis e Serpentine Prison traspare un senso più profondo di insicurezza e distanza, dettato da un difficile contatto sociale, dove la prigione diventa una figura metaforica nella quale ogni individuo può sentirsi intrappolato, senza mai riuscire a comunicare con il mondo che lo circonda. Nella richiesta di più tempo e di un'altra possibilità per continuare il rapporto d'amore ormai perduto di One More Second emerge la grande abilità compositiva di Berninger: le sue parole struggenti sono in perfetta simbiosi con la musica, dove la ciliegina sulla torta è l'ingresso (con quel timbro inconfondibile) dell'organo di Booker T. sul finale del brano, una melodia semplice composta da poche note, ma di quelle magiche, in grado di sciogliere il cuore.
L’importante contributo di Booker T. Jones in veste di collaboratore artistico è comunque constante in ogni brano, passando dal soave e delizioso incrocio di organo e violino presente nella toccante Collar Of Your Shit, per poi addentrarsi nel composto ed elegante arrangiamento di fiati che sorregge il testo di Take Me Out Of Town, fino al perfetto contorno di archi nella stupenda Loved So Little.
Ci sono tracce, invece, in cui degli arrangiamenti più minimali permettono alla voce di Berninger di assumere una forma da crooner, diventando più confidenziale e intima, come nella splendida Oh Dearie o nell'enigmatico brano di apertura My Eyes Are T-Shirts: basta il primo ascolto per entrare in familiarità con quel tono caldo ed emotivo, dove si avverte subito il forte senso di immediata comunicabilità che si instaura con l'ascoltatore.
Berninger non si avvale solo del leggendario organista statunitense per la registrazione dell'album, ma in suo supporto c'è un folto numero di musicisti, partendo dal suo compagno nella band The National Scott Devendorf, Matt Barrick (The Walkmen), Kyle Resnick (Beirut), Brent Knopf (EL VY), Andrew Bird, Mickey Raphael (Willie Nelson, Bob Dylan) e la prestigiosa turnista di studio (oltre che lunga collaboratrice come bassista di David Bowie) Gail Ann Dorsey. Proprio quest'ultima con il suo intervento vocale arricchisce graziosamente la drammatica Silver Springs, un'altra traccia dove si rivela quell'inesorabile mancanza di dialogo che sta alla base dei testi di Serpentine Prison.
Matt Berninger esordisce nel migliore dei modi con testi lucidi ed estremamente intimi, instaurando un sincero contatto con i suoi fan: per la prima volta nella sua carriera traspare tutta quella magistrale abilità da intimo songwriter che da sempre gli appartiene.
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