CORDOVAS

Destiny Hotel
(ATO Records)

7/10 12.11.2020   |   Alberto Albertini
CORDOVASCORDOVAS
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Destiny Hotel è il terzo disco pubblicato dagli statunitensi Cordovas e segue l'eccellente That Santa Fe Channel del 2018 (già discoconsigliatoSUPER del rockpartyshow).
Il quartetto proveniente dal Tennessee possiede la grande peculiarità di riuscire a condensare una variopinta ricerca di suoni e influenze musicali in composizioni molto brevi. Entrambi gli ultimi due album sono inferiori ai trenta minuti di durata, con una media di minutaggio a canzone attorno ai tre minuti: nonostante ciò, i dischi di Cordovas risultano più completi che mai. Ascoltandoli ci si immerge in brevi acquerelli sonori di spensierata vivacità, con raffinate melodie, estremamente godibili e originali.
CORDOVAS
Photo credit: la copertina dell’album Destiny Hotel di Cordovas
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Photo credit: la copertina dell’album Destiny Hotel di Cordovas
Destiny Hotel è stato registrato a Los Angeles in soli sette giorni, ma la scrittura delle canzoni è avvenuta a Todos Santos, un villaggio pittoresco della Bassa California del Sud in Messico. Qui il gruppo, a contatto con una delle numerose comunità di artisti locali, si lascia inebriare dall'aria bohémien che si respira in questa piccola città costiera, riuscendo a integrare nelle proprie composizioni un senso di soave rilassatezza, proprio come se in una spiaggia deserta si fosse in procinto di ammirare un tramonto mozzafiato sull'oceano.
Il fulcro di partenza per la scrittura delle canzoni nasce principalmente dall'impetuosa lettura di tre autori: il drammaturgo austriaco Rainer Maria Rilke, lo scrittore Eckhart Tolle e il mitologo Joseph Campbell. I testi e le melodie prendono come spunto le varie tematiche trattate dagli scrittori, dove il principale argomento in comune risulta la comunicazione dell'essenziale. Cordovas cercano di implementare questo concetto nelle loro canzoni, proprio come farebbe uno scrittore componendo una poesia: togliendo, cioè, tutte le parti superflue, per favorire la quintessenza.
Con questo metodo di lavoro è stato realizzato Destiny Hotel, dieci canzoni con il pregio di avere un'accurata ricerca nel testo e nel suono. In poco meno di mezz'ora senza requie si imprimono indelebilmente nel ricordo la spensieratezza di una High Feeling (talmente bella da poterla paragonare ad una ballata di Lowell George), le aperture a scenari folk di Rain On The Rail e Afraid No More, echi di The Band nelle rotolanti/cantilenanti Man In My Head e Fine Life.
E poi ancora una Destiny con evidenti richiami a Jerry Garcia, le sfumature southern rock di The Game, le parole suadenti di Warm Farewells, il perfetto cantato all'unisono di I'ma Be Me e la conclusiva Do More Good che potrebbe figurare benissimo in qualsiasi disco di Old Crow Medicine Show.
Nonostante la maggior parte delle canzoni possano strizzare l'occhio a certe sonorità seventies, sarebbe ingiusto pensare a Destiny Hotel come a un mero progetto nostalgico di retromania. Al primo ascolto ci si rende subito conto di quanto Cordovas suonino attuali, con una costante ricerca melodica, sempre in continuo cambiamento, ricordando saggiamente che per costruire qualcosa di nuovo bisogna conoscere il passato.
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